domenica 10 maggio 2020

Eric "Slowhand" Clapton

Biglietto originale di mia proprietà

Quarto post di questa avventura che segna un salto temporale dai settanta agli ottanta. Dopo tre post, di cui l’ultimo è una “Pillola”, è arrivato il momento di affrontare uno dei mostri sacri del mio background musicale. Sicuramente un’icona del rock ed una persona che con la sua versione di “Cocaine” di J.J.Cale ha segnato molti ragazzi anni settanta/ottanta. Un riff semplice, penetrante e le parole…
Parlerò di quello che viene considerato tutt'ora il secondo chitarrista al mondo (dopo Jimi Hendrix...)... :Mr.”Slowhand”, Eric Clapton.
Ma invece di parlarvi della sua musica, vi racconterò delconcerto del 3 Maggio 1983, Palasport di Genova.
C’ero anch’io, assieme ad una quantità esagerata di amici e conoscenti.
Una giornata iniziata nel pomeriggio in un appartamento di Via Assarotti e terminata nel ritorno faticoso a casa, a piedi. Non c’erano più bus a quell’ora. Una giornata segnata dall’uso abbastanza smodato di ogni tipo di beveraggio e di droga. Una grande testa di cazzo di 19 anni. Un eccitazione incredibile e poi il concerto che è volato perché tanto tutti stavano aspettando “quel pezzo”. Ed è arrivato sul tardi, come quart’ultimo della scaletta (grazie al sito ericlapton.it/museo/italy per i dati).
 Nella mezz’ora precedente, assieme al mio amico Stefano B. abbiamo fatto la spola avanti e indietro al gabinetto perché carichi (anche) di birra. In una di queste semi-fughe ci troviamo davanti una telecamera ed uno di noi due, se non tutti e due, caschiamo vergognosamente per terra.
Poi il concerto termina e una marea di gente ancora con la testa alla musica di Clapton sciama verso Brignole.
Il giorno dopo ci regala due aneddoti.
Retro del biglietto autografato da Clapton alla rovescia

Non vado a scuola e poi intorno all’ora di pranzo sono con Roberto B. e Riccardo R davanti all’Hotel Columbia, a Principe (ora non c’è più). Sapevamo, chissà come, che Clapton aveva dormito li. Siamo abbastanza indecisi sul da farsi, ma ad un certo punto chi ti esce dall’albergo? Un altro mito, il grande Donald “Duck” Dunn, il bassista della band di Clapton, famoso per aver suonato nella band dei Blues Brothers nell’omonimo film, tre anni prima. Ci avviciniamo e lui, per evitare problemi, ci propone un compromesso. Se noi non diciamo a nessuno che Clapton è al Colombia, lui ci da autografare i biglietti. Tutto vero. Eccolo qua a fianco.
Grazie Donald e R.I.P. (D.D.D. è mancato la notte del 13 maggio 2012 nel sonno, dopo aver appena terminato un doppio show in Giappone nel pieno del suo tour).

Il  secondo è il racconto del mio amico Stefano B. E’ a casa, è quasi l’ora di cena e al TG regionale della RAI mandano in onda un servizio sul concerto di Clapton, della sera prima. Il montaggio, disgraziatamente, include proprio la scena che ho citato prima. Stefano ha la prontezza di saltare davanti alla TV e di nasconderla ai suoi genitori. E poi cambia discorso.
La sera stessa, non so dove, siamo in lacrime dal ridere,sia quando ci racconta il fatto, sia per ricordare minuto per minuto la giornata precedente.
Grazie Eric, grazie Donald, ed un grazie a tutti quelli che ho conosciuto quella serata e che il giorno dopo non ricordavo già più.
Disco consigliato: “Just One Night” (Live,1980)
Grazie.
Giorgio

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