lunedì 18 maggio 2020

Miscellanea Anni 80. Seconda parte.


(Prima Parte, pubblicata il 13 MAGGIO 2020, con Alice Visconti, Asia, Claudio Baglioni, The Bangles, Hall & Oates, Bruce Hornsby & The Range)




Continua l’excursus sulla musica anni 80.
Stavolta parliamo esclusivamente di volti conosciuti provenienti dall’Inghilterra, quando invece di pensare alla Brexit, l’Isola produceva un artista di gran valore dietro l’altro.
Non manca, nel mezzo, una super-sorpresa.
No, non sono impazzito è tutto doveroso. 

Lunga vita a Umberto Balsamo, come sempre.
Iniziamo con il picolo grande uomo proveniente da Bristol, UK....

“WOULDN’T IT BE GOOD”- “THE RIDDLE” – NIK KERSHAW(62).
Il primo pezzo è del’inizio del 1984, il secondo di novembre dello stesso anno.
I miei ricordi fissano Kershaw nel periodo cruciale tra l’ultimo anno di scuola, la maturità (concetto sconosciuto...) e la fuga in Germania da mia zia MG a gennaio 1985, prima del militare. “The Riddle” la ascoltavo continuamente, anche se faceva parte della “musica leggera”, che sentivo assieme alla musica “colta”. Anche se in quel periodo avevo iniziato ad abbandonare quel concetto.. Ho ancora un Greatest Hits che ascolto ogni tanto... 

Curiosità: invitato al famoso “”Live Aid” nel 1985 a Wembley, commentò l’esperienza con un “assolutamente terrificante...” ;-D

No, dai, sei veramente impazzito….Miettaaaa???

“VATTENE AMORE”- MIETTA (50) & AMEDEO MINGHI (72).
Edizione 1989 del Festival di Sanremo. Io non l’ho vista ma avevo un carissimo amico col quale uscivamo spesso che per prendere per il culo tutti la cantava a squarciagola, facendo finta di essere serio. Noi iniziavamo a ridere, vedendo quel colosso di Bruno, una delle persone più divertenti ed intelligenti del mio passato, cantare il ritornello. Fino a quando non mi venne la curiosità e guardai il filmato della vittoriosa finale. Lei, Daniela Miglietta, aveva vent’anni; il Maestro Minghi quarantuno. Lei in vestito scuro da donna siciliana e lui con un frac con sparato bianco e i capelli da angioletto, lunghi. Rimasi fulminato, la poesia finalmente aveva fatto irruzione a Sanremo, Baudelaire e Verlaine potevano finalmente dormire sonni tranquilli.
Tutti in coro: “Magari ti chiamerò/Trottolino amoroso e du du da da da”.

Sbattiamo allegramente il naso sui cartelloni della pub-bli-ci-tà.. ;-D

Finiamo la seconda puntata con un gran signore.

ROBERT PALMER. 
Per la prima volta in questo post devo occuparmi di un cantante, un performer che a fianco del nome non avrà la cifra relativa all’età attuale. Sì, perché purtroppo Robert Palmer è morto il 26 settembre di 17 anni fa, nel 2003, a Parigi. Un attacco di cuore, durante due giorni di riposo nella capitale francese, dopo una serie di registrazioni televisive in Inghilterra. Ero giovanissimo nel 1980 e mi aveva colpito la classe di Palmer ed anche un lato malinconico, con un pezzo come “Johnny and Mary”. Mi sembrava una storia d’amore triste per poi scoprire dopo, parecchio dopo, che Johnny è una persona inquieta, che cerca qualcosa, tentando di spiegarlo a Mary. Che è li di fianco a lui, lo ascolta, lo supporta...lo sopporta, intanto si pettina i capelli, sa che Johnny si stanca facilmente (So she combs her hair
Knows he tires easily..).
Chiudo col capolavoro, suggellato dal bellissimo filmato. 1986, “Addicted To Love”, poi rifatta da Tina Turner ed anche da Bryan Ferry.
Un gruppo di modelle molto carine con foggia di capelli, trucco e rossetto , vestite di nero con minigonna, fanno finta di suonare gli strumenti. Lui canta, elegante, in maniche di camicia bianca, con la cravatta. “Dovrai affrontare il fatto di essere dipendente dall’amore..”.Purtroppo la lingua italiana non rende bene il verbo “to addict”, perché “Addicted To Love” è più un “drogato” di amore...

A presto con l’ultima parte della miscellanea…
Giorgio


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