Parte prima.
Aztec Camera – Scritti Politti –
Martin Stephenson & The Daintees – Howard Jones – The Bible
Premessa.
Questa è una
storia, la prima di tre, anzi di quattro, dai risvolti molto personali, e che
probabilmente vi presenterà dei pezzi, dei gruppi assolutamente NON mainstream.
Resterà a
voi la soddisfazione di dire: che dici, io li conosco…
E allora???
Allora molto bene…
Condividere
queste cose personali sapendo che comprenderete le note in sottofondo, sarà un
gran piacere per me…
Beh, allora
non indugiamo…
Lui ha
cinquant’anni. E’ un professionista, lavora come architetto, come i migliori
ha dei progetti e dei sogni nel cassetto. Uno sta cercando di realizzarlo ora…
Ha una
particolarità nella storia di citazioni e dediche di questi post: lo conosco
molto bene.
E’ mio
fratello. Nicola.
Come ho
scritto, nel blog si scrive di musica, a mezzo “Aneddoti, Appunti,
Informazioni, Mattoncini, Mattonelle, Memorie, Reminescenze & Ricordi”
E la cosa
che mi piace è quando mi fanno conoscere degli artisti, dei gruppi che mi
sconvolgono con qualcosa di particolare.
In quale
maniera? Per esempio aiutandomi a
costruire immagini precise, vive, vivide ad emozioni che avevo già.
Una cosa che
mi fa bene all’anima.
Lui ed altri
lo hanno fatto, e questo post servirà a due cose: a riconoscerglielo e a
cercare di far conoscere gli artisti a chi non li conosceva prima.
Iniziamo da
quelli che avevano il più bel nome che avessi mai sentito per un gruppo.
AZTEC CAMERA
La cosa
migliore sarebbe ritrovare i due cd ed ascoltarli interamente. La
bravura di Rody Frame, il leader, sia nelle musiche che nei testi, è
stupefacente. Come la sua capacità di scrivere pezzi che ti si fissavano in
testa, molto orecchiabili.
Nicola aveva
le cassette e mi fece ascoltare due
album: “Knife” del 1984 e “Love” del 1987.
Pezzi
consigliati:
da
“Knife”: “Still On Fire” e “Head Is
Happy” .
da “Love”: “Deep
& Wide & Tall”, “How Men Are”, “Everybody Is A Number One”, “More Than
A Law”, “Working On A Goldmine”
Gli Aztec
qualcuno dovrà pur ricordarli per “Somewhere In My Heart”..
Se andate su
Youtube e la ascoltate son sicuro che un “Ma sìììì” vi scapperà.
Aneddoto.
Li apprezzo
anche per un piccolo aneddoto legato a quel momento storico. In quel periodo il
Regno Unito era guidato da Margaret Thatcher, famosa per aver introdotto nel
dibattito politico termini quali “democrazia condivisa” e “referendum
confermativo”.
Tutti
concetti applicati al grande sciopero dei minatori nel 1985.
A Londra, alla
Brixton Academy, il 21 gennaio 1985, assieme ad altri gruppi, gli Aztec Camera
suonarono per raccogliere fondi per i minatori.
Purtroppo lo
sciopero terminò con una ampia sconfitta, sei settimane dopo, grazie appunto ai
concetti sopraesposti.
La cosa
speciale del concerto fu che gli artisti non solo, ovviamente, non percepirono
cachet alcuno, ma che si sobbarcarono pure le spese della sala, della
strumentazione, delle luci e dell’energia elettrica…
SCRITTI POLITTI
Gli “Scritti
Politti” appaiono nei primi anni ottanta e Nicola me li fa conoscere con due
album, anche questa volta: “Cupid & Psiche” del 1985 e “Privision” del
1988.
Loro
appartengono alla new wave inglese ma a quel punto suonano pop puro super
orecchiabile, strizzando l’occhio alla Dance Music.
Nell’ultimo
suonano con loro anche il bassista Marcus Miller (e si sente…) e un pezzo da
novanta come Miles Davis.
Pezzi
consigliati.
“Perfect
Way”, Boom! There She Was”, “Overnite” e comunque tutto l’album “Provision”.
Se come fa
la stragrande maggioranza della gente, li andate a visualizzare su YouTube, vi
sembreranno proprio un classico gruppo anni ottanta “Disco”. Sono molto di più.
Curiosità.
Il loro
esordio avviene nel 1982, ma quattro anni prima pubblicano un singolo, “Skank
Bloc Bologna”, dedicato ai giovani della città emilana, vista quasi come un
luogo esotico di ribellione ed agitazione politica (e lo era..NDR),
Il loro nome deriva da un libro scritto nientemeno che da
Antonio Gramsci, “Scritti Poilitici”.
Deformato da Green
Gartside, il loro cantante, in “Scritti Politti”.
Non riesco a
rammentare bene se Nicola, al tempo, avesse un disco, una cassetta o degli EP’s
(ricordate quei mini ellepì con tre-quattro pezzi, chiamati così?).
Da qualche
parte nella mia testa lo sento lamentarsi perché sono spariti… Mah..
Di loro
ricordo un pezzo molto pop, “Wholly Humble Heart” ed una ltro “Boat To
Bolivia”.
Che
potrebbero far parte di una raccolta di pezzy “easy listenings” (come si diceva
una volta).
Ed ora siamo
arrivati al podio…
Quelli che
seguono sono tre artisti/gruppi che ascolto spesso e che inevitabilmente mi
portano ad un periodo in cui ho sperimentato tanto.
Al terzo posto, medaglia di bronzo, Howard Jones.
Prima ho
fatto delle premesse, utili a dare delle dritte per arrivare a ricordarsi degli
artisti di cui ho parlato.
Per lui è
necessario?
Se lo
cercate su Google, lo identificano “anche” come” icona del synthpop degli anni
ottanta”.
Allora non
sapevo che si chiamasse così ma la descrizione gli calza a pennello.
Questa volta
mi aiuterò anche con i video….
Howard Jones
all’inizio suonava tutto da solo e
faceva spettacoli solo con lìaiuto di un mimo.
New
Song è letteralmente una bomba.
Nel video
lui è in una piccola fabbrica inglese dove se non erro producono sottaceti. Lui
fa le pulizie.
Inizia a
cantare mentre nel cortile della fabbrica arriva una Rolls. E’ il padrone.
Che entra si
toglie la giacca e facendo finta di nulla inizia a pulire per terra con uno
spazzolone. Howard Jones e gli altri escono cantando, salgono in auto e se ne
vanno…. Anticonvenzionale…Divertente
Il pezzo
incita a “Non farti imbrogliare da quello che vedi/ Non farti imbrogliare da
quello che senti”. La canzone è dedicata a tutti gli amici che “Loro prendono a
cuore la sfida/ sfidando idee preconcette/ dicono addio a paure che durano da
tempo”.
Il suo manifesto è quello di “gettare via le catene mentali…”
Nel disco ci
sono anche “What is Love?” e “Pearls In The Shell”
Punto di
vista un’altra volta howarjonesiano, ovvero anticonvenzionale, sull’amore.
Prima scrive
“Comunque, che cosa è l’amore? Qualcuno ama qualcuno?” e poi “Qualcuno può
amare qualcuno così tanto da non aver mai paura, Non preoccupasti mai, non
essere triste”.
Il finale è
incredibilmente intelligente: “….E forse l'amore è lasciare che le persone
siano esattamente ciò che vogliono essere”.
“Pearls In
The Shell” è quella col ritmo più incalzante, avvolgente, col solito testo
intelligente.
Jones
continua il suo lavoro che consiste nel far pensare la gente al di la delle
apparenze, inserendo testi intelligenti su musiche accattivanti.
La persona
di cui parla il pezzo è uno che “aveva un sogno realizzato proprio sotto il suo
naso, un sogno diventato realtà, ma qualcosa gli ha impedito di prenderne atto.
Il suo dovere era usarlo, ha lasciato la perla nel guscio”.
Dare
ascolto, perseguire i propri sogni. Non avere idee preconcette.
Idee
favolose per un periodo in cui si voleva uniformare il pensiero, vero? In cui
bisognava essere fighi ed alla moda, ma cerebrolesi?
Queste tre,
“perle”, citando Howard Jones erano all’interno del disco del 1984, “ Human’s
Lib”.
Un titolo,
un programma..
Un anno
dopo, e io mi chiederò sempre come cavolo facciamo a scrivere due album
consecutivi così belli, ariva il tornado…
“Dream Into
Action”. Sogno in Azione….
Una sequenza
incredibile di pezzi, uno più bello dell’altro.
Si inizia
con “Things Can Only Get Better”, poi “Life in One Day” per arrivare a quella
che mi piace di più: “No One Is To Blame”.
Ti può
piacere qualcuno, nessuno è da “biasimare” per questo… Ma il pezzo scrive di
“attrazioni “insoddisfatte”, fini a se stesse, nei confronti di donne che sono talmente distanti da sapere già in partenza
che con loro non ci sarà mai alcuna possibilità di una relazione. La semplice attrazione
è comunque naturale e non è biasimevole (“no one is to blame”, appunto);
“ricordo che stavo passeggiando con il mio produttore americano” – ricorda
Howard Jones – “e lui mi chiese cosa ne pensassi delle meravigliose donne di
San Francisco.Io dissi che erano fantastiche e lui mi rispose con una frase che
poi utilizzai nel brano – beh puoi guardare il menù, ma non sederti a
mangiare!”.
Ad un livello più profondo Howard Jones parla di tutti i desideri che rimangono irrealizzati.
(ringrazio
la pagina FB “1000 Best Songs Ever”- post del 16/07/2014- “No One Is To
Blame”-Howard Jones)
Si termina
il discorso con un altro capolavoro, “Like To Get To Know You Well”
Curiosità
(Giuro, non sapevo nulla…..)
Nel 1991
H.Jones riprende la canzone di….. Umberto Tozzi, traducendola in “Other People
Are Us”…
Nel 1997 esce
un album di cover di Paola Turci, all’interno “Lei Non C’è”, meravigliosa cover
(credetemi sulla parola…) di ““No One Is To Blame”.
Raramente ho
sentito una cover così fatta bene, Il testo mi ha ammazzato e la voce di Paola
Turci ha completato l’opera…
Medaglia
d’argento, secondo in classifica..anzi, secondi in classifica ma solo perché
preceduti da un gruppo, anzi due nello stesso “pacchetto”, guidati da un genio
assoluto.
Il secondo
posto del podio se lo prendono i “The Bible”….
Ho già
sentito il “Chi?”, ma ho fatto finta di niente.
Perchè per
ogni singolo gruppo ed artista che li hanno preceduti e che li seguiranno nel
post, i ringraziamenti a Nicola sono doverosi.
Ma qui
andiamo oltre. I “The Bible” per me sono stati fondamentali…
Gli anni
ottanta stanno volgendo al termine ma viene fuori questa perla.
Un disco ed
una manciata di EP’s ma quattro pezzi che consiglierei a tutti. Non posso
obbligare nessuno a sentire dei pezzi ma per questi farei un eccezione.
Il disco è
“Eureka” del 1988 e i pezzi, unitamente ad uno, lìultimo, di un ep’S “The
Bible” sono:
“Skywriting”,
“Crystal Palace” sono in “Eureka” del 1988, preceduti da “Graceland” , in
“Walking The Ghost Back Home” . Poi c’è la solita perla, ma è una cover
contenuta in un EP’s, il mistero di “The
Will To Love”.
“Skywriting”
è un capolavoro. Perché? Prima ascoltatela, ascoltate la musica senza riguardo
al testo. Poi riascoltatela facendo molta attenzione alle parole…
Due immagini
forti. Una coppia.
Lui la
guarda, non ne può fare a meno, lei sembra così triste, con le mani in tasca e
quelle di lui sulle spalle.
Qualcuno le
ha spiegato che tutto quello che serve è invecchiare.
Ma loro due non hanno un soldo e in un giorno migliore metteranno qualcosa via.
Ma loro due non hanno un soldo e in un giorno migliore metteranno qualcosa via.
Lui ricorda
quando era giovane, e come una volta avesse voluto urlare e gridare, ma aprendo
la bocca non uscì nulla.
Ma in un
giorno migliore, skywriting, metteranno qualcosa via per quando pioverà.
In un giorno
migliore metteranno via qualcosa e diranno…Addio.
(Tradotto
dall'inglese-Skywriting è il processo di utilizzo di un piccolo aereo, in grado
di espellere fumo speciale durante il volo, per volare in determinati schemi
che creano la scrittura leggibile da qualcuno a terra.)
Per “Crystal
Palace” e “Graceland” parla la musica… grande musica, ed arriviamo all’ultimo
pezzo.
“Will To
Love” era una b-side di un EP’s di cover e a me il pezzo piaceva tantissimo.
Come ora. Ma che succede, volendo darvi le “coordinate” per situarlo nella loro
discografia , sul CD ho trovato solo “Covers EP” e fin li ci siamo. Aprirò
Google e mi metterò alla ricerca. Nulla.
E poi
provatevi un po’ voi nel mondo occidentale a fare ricerche su un gruppo che si
chiama …The Bible…. ;.D
Nulla.
Allora mi viene “l’idea geniale”, il giochino dei ragazzini: “Shazam”.
Faccio
partire il pezzo ed accosto il telefono…
Pezzo non
riconosciuto……. Ma dai….
Allora
ripeto tutto con SIRI, l’intelligenza artificiale dell’IPhone….
Un educato e
di plastica:”Mi spiace ma non riconosco il pezzo….”
Sì, certo,
l’ho inventato io, WTF….
Ma il pezzo
con voce, di chitarre acustiche di cui una solista, merita.
E’ un
quadretto bellissimo, forse un poco strano…
Per chiudere
con “The Bible” ve lo riporto.
Nesun
pericolo per i copyrights, tanto il pezzo…non esiste…
And on
this train for an hour and half
And the
sky doesn’t seems to have moon
There’s
a cloud out there in the shaped roads
And I
suddenly remember how I meet you
There’a
a girl sitting over from me
With a
passboard and a magazine
She’s
wearing a coat a little large for her
And I
know how it feels to be lonely
So lose
the will to love
And on
that first afternoon
When
you threw your shadow across my room
Even
then I think I knew
Someone
somewhere was waiting
But oh
those last days
Oh
those last days
I might
not have been there at all
I could
have walked right through the wall
And
lost the will to love
By the
time that you wake up
We will
be worlds apart
Me in
my faith in names and wills
You
with your magnet for a heart
But oh
those first days
Oh
those first days
A full
line good by leather
Oh you
can do better than that
You
still have the will to love
Chiudo con una
curiosità, anche in questo caso.
Agli inizi
degli anni 90 “The Bible” si sono sciolti (poi si ricostituiranno) in
circostanze farsesche. Erano volati in Germania per cantare un pezzo in quello
che poi si è rivelò essere un Talent Show. Perdendo la gara con un personaggio che recitava col nome di
“Mr.Gadget”, che indossava una cravatta a farfalla con luci accese, ottenendo
140.000 voti contro quelli ottenuti dai “The Bible”: 12!!!!
Come
ricordato anni avanto da Boo Hewerdine, “la prendemmo così personalmente che ci
dividemmo…”
1 commento:
Una bomba Gio!
La cosa che mi viene da dire?
Hai solo preso dei suggerimenti da me, ma quello che hanno
lasciato come traccia, come ricordo, è pazzesco!
Io, skywriting non potrò mai più sentirla, senza ricordare cosa
cavolo sei riuscito a scrivere sopra questo pezzo!
Eppoi Howard Jones, mai andato così a fondo in quei pezzi...
Eppure spessi, spessissimi...davvero bello sapere cosa
hanno rappresentato per te quei gruppi che a me piacevano,
semplicemente perché facevano pezzi pop, composti meravigliosamente,
alla perfezione, come solo i Beautiful South, qualche anno dopo
hanno saputo fare, andando anche, oltre come pulizia e
composizione...
Grazie
N
P.s. avviso ai naviganti, i Bible cercateli per davvero!
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